Solarium – La formazione della vitamina D è possibile?

04 dicembre 2018

Alcuni dermatologi e specialisti - costantemente avvalorati nei media - negano l'efficacia dell' utilizzo dell’ abbronzatura artificiale dei solarium per la formazione di vitamina D.

Sostengono questa tesi con diversi argomenti:

- I solarium emettono quasi esclusivamente raggi UV-A. La sintesi della vitamina D dipende dalla radiazione UV-B.

- Il corpo fornisce già vitamina D sufficiente quando il viso e gli avambracci sono esposti alla luce del giorno per 10-15 minuti al giorno - anche nei giorni senza sole e persino in inverno.

- Il corpo è anche in grado di creare una scorta sufficiente di vitamina D per il periodo invernale.

- La vitamina D in quantità sufficiente può essere fornita anche per via orale e integratori alimentari.

La realtà dei fatti è un’altra.

La radiazione del solarium stimola la formazione di vitamina D.

Gli argomenti sopracitati, di cui si fanno scudo i dermatologi contro l’uso dei solarium, sono false e parzialmente assurde.

Per quanto riguarda la vitamina D d’inverno alle nostre latitudini, gli studi spiegano che il sole normalmente non può stimolare la produzione di vitamina D nella pelle, e le" riserve” immagazzinate durante la stagione estiva, hanno una vita troppo breve per colmare il periodo invernale.  Al contrario, l’uso regolare di moderni lettini solari, che emettono radiazioni UV-B, possono innescare la sintesi di vitamina D nella pelle per una sufficiente assistenza durante tutto l'anno - come è stato dimostrato in numerosi studi.

  • Carenza di vitamina D con conseguenze

I valori normali per un buon livello di vitamina D sono stati definiti scientificamente . Questo livello non è più raggiunto a certe latitudini, in certe regioni ed a causa di certi stili di vita, specialmente nelle moderne società.

Le conseguenze per la salute e la prevenzione di molte malattie sono gravi.

Senza alcuna esposizione al sole (UV-B), secondo le ultime ricerche, gli esseri umani dovrebbero consumare circa 1.000-4.000 Unità Internazionali (UI) al giorno tramite cibo o farmaci. Sarebbero circa 40 bicchieri di latte al giorno. Un divario difficile da colmare. Tuttavia, sono ora disponibili integratori alimentari che consentono un'adeguata integrazione.

  • Livello ottimale di vitamina D più nelle condizioni di vita come nell'età della pietra

Nei paesi con latitudini nordiche (ad esempio, l'Europa centrale e l'Europa del Nord) molti studi hanno trovato una diffusa e proporzionale mancanza di vitamina D.

Sufficienti livelli di vitamina D sono attualmente ad un  livello di - 25 (OH) D - nel sangue di almeno 32 ng / ml (75 nmol / l).

Valori fino a 75 ng / ml (quasi 190 nmol / l) sono raccomandati da alcuni scienziati per l'efficacia terapeutica. Per ottenere un sufficiente livello di vitamina D nel sangue durante il periodo senza sole è necessaria una dose giornaliera di almeno 800 /1.000 UI (unità internazionali). È consigliato per gruppi a rischio da 2.000 a 4.000 UI / die, e altro ancora.

(Per capire il paragone, nel corso di un’esposizione al sole estiva di 20 minuti a torso nudo, la pelle forma circa 20.000 unità, a seconda del tipo di pelle, ora del giorno, copertura nuvolosa, altitudine, ecc.

Per decine di migliaia di anni, le persone hanno assimilito più sole e quindi prodotto vitamina D3 per la caccia ed il lavoro all'aperto.

  •  L'intensità della radiazione del sole naturale non è sufficiente per la produzione di "Vitamina D invernale”?

Questa intensità necessaria non viene raggiunta in un giorno invernale ovunque, ad esempio nell'Europa centrale o settentrionale (ad esempio, a 51 gradi di latitudine nord in Germania) il sole non riesce a raggiungerla.

La cosiddetta "vitamina D invernale", che si può assumere a seconda della latitudine, altitudine, lavoro o abitudini di vita, strato di ozono ecc  nei periodi di Ott-Mar / Aprile, non è mai sufficiente a causa anche della scarsa esposizione ai raggi UV della pelle a produrre sufficiente di vitamina D3 in corpo.

  • Il "costo" della carenza di vitamina D

La carenza di vitamina D "epidemica" in alcune aree, in determinate fasce della popolazione ed in condizioni culturali ed economiche, porta a problemi di salute che gravano pesantemente sui budget sanitari dei sistemi sociali nei paesi colpiti.

Per gli Stati Uniti, gli studi hanno calcolato che il "costo della carenza di vitamina D" è circa 10 volte il costo dei danni UV dall'uso improprio dei raggi solari / solarium.

  • L’allerta sproporzionata aggrava la situazione

Uno dei motivi della diffusa carenza di vitamina D è l'allerta esagerata di qualsiasi forma di abbronzatura o esposizione al sole.

Le misure di protezione solare consigliate per ogni esposizione all'aperto, ad es. le creme con filtri solari di SF 20 ridurrà la produzione di vitamina D nell'organismo di circa il 95-99%.

Molte società mediche e organizzazioni sanitarie, anche il Cancer Council Australia, hanno quindi rivisto le loro raccomandazioni per rimanere al sole e al solarium negli ultimi anni.

  • Consigli senza senso

L'argomento secondo cui 10-15 minuti di luce senz'ombra sul viso e sulle braccia producono abbastanza vitamina D nel corpo è assurdo per diversi motivi.

Prima di tutto le linee guida delle associazioni professionali (ad es. Osteologi, http://www.dvosteologie.org) richiedono una permanenza giornaliera all'aperto diurna / solare di almeno 30 minuti all'ora di pranzo.

L'abbronzatura quotidiana all'aria aperta è seguita solo in rari casi.

L'intensità della radiazione necessaria per la produzione della dose giornaliera di vitamina D richiesta di almeno 1.000 UI non viene raggiunta in 15 minuti di viso e braccia anche sotto il sole invernale, per non parlare di cieli nebbiosi o nuvolosi. Infatti, alle nostre latitudini da ottobre a marzo, la vitamina D non può essere normalmente prodotta dalla radiazione solare naturale attraverso la pelle (vedi i calcoli di Engelsen et al.)

Le riserve "conservate" di vitamina D in estate non sono in alcun caso sufficienti per l'intera stagione "invernale”.

  • Il mix UV-A / UV-B di lettini moderni favorisce la formazione di vitamina D

I moderni solarium hanno un mix ben bilanciato UV-A / UV-B (e possono essere utilizzati a seconda del target abbronzante) che è simile alla composizione dei raggi solari naturali. L'intensità della radiazione di 0.3 W / m² corrisponde esattamente al sole di mezzogiorno nei paesi meridionali.

Di conseguenza, l'irradiazione UV nei lettini può iniziare similmente la sintesi di vitamina D.

Studi scientifici hanno dimostratola corrispondenza tra gli effetti della sintesi di vitamina D quando si utilizza il lettino abbronzante uguali a quando ci si espone al sole naturale.

  • La sintesi della vitamina D varia tra l'integrazione alimentare e l'assorbimento attraverso la pelle

La sintesi della vitamina D tra la dose orale e la sintesi avviata dall'UV nella pelle varia e produce risultati diversi.

In altre parole, la vitamina D somministrata per via orale non è la stessa con gli stessi effetti indotti dai raggi UV (vedi Lucas, Ponsonby 2006) non può sostituirla completamente.

Fonti

https://sonnenallianz.spitzen-praevention.com/fakten-und-mythen/solarien/

Lagunova Z, Porojnicu AC, Aksnes L, Holick MF, Iani V, Bruland OS, Moan J., Effect of vitamin D supplementation and ultraviolet B exposure on serum 25-hydroxyvitamin D concentrations in healthy volunteers: a randomized, crossover clinical trial, British Journal of Dermatology August 2013,169(2):434-40

T. Orlova T, J. Moan, Z. Lagunova, L. Aksnes, I. Terenetskaya, A. Juzeniene, Increase in serum 25-hydroxyvitamin-D3 in humans after sunbed exposures compared to previtamin D3 synthesis in vitro, J Photochem Photobiol B, Mai 2013 5/122: 32-36

J. Moan et al., Sunbeds as vitamin D sources, Photochem Photobiol. 2009, 85(6):1474-9

J. Moan et al., Vitamin D, sun, sunbeds and health, Public Health Nutr., 2012, 15(4):711-15

E. Thieden et al., Sunbed radiation provokes cutaneous vitamin D synthesis in humans–a randomized controlled trial, Photochem Photobiol. Sci., 2008, 84(6):1487-92

Michael F. Holick, Tai C. Chen, Zhiren Lu, Edward Sauter, Vitamin D and Skin Physiology: A D-Lightful Story,Journal of Bone and Mineral Research, December 2007:22:V28-V33

Alina Carmen Porojnicua et al., Sun beds and cod liver oil as vitamin D sources, Journal of Photochemistry and Photobiology B: Biology, Mai 2008, 91(2–3), 125–131

V. Tangpricha , A. Turner , C. Spina , S. Decastro , T.Chen , M.F. Holick , Tanning is associated with optimal vitamin D status (serum 25-hydroxyvitamin D concentration) and higher bone mineral density, American Journal of Clinical Nutrition, Dez. 2004, 80 (6), 1645-1649

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F.R. de Gruijl, S. Pavel, The effects of a mid-winter 8-week course of sub-sunburn sunbed exposures on tanning, vitamin D status and colds, Photochem Photobiol Sci., 2012 Dec;11(12):1848-54

 

Traduzione  a cura di Giulia Di Francesco

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